Come fare per avere più tempo?

Come fare per avere più tempo?

Come fare per avere più tempo?

Il time management mi sta particolarmente a cuore per diversi motivi:

  • per via della mia indole: sono sempre stata molto precisa e ordinata fin da piccola
  • grazie alla mia formazione: il concetto di efficienza è cardinale negli studi di economia
  • ma soprattutto per il mio lavoro: nella pianificazione finanziaria il tempo è il fattore più importante di tutti!
  • e poi ci sono altri vissuti personali di cui ti parlerò tra poco.

Ecco perchè ho deciso di parlarvi di “Come fare per avere più tempo”, un bellissimo libro di Oliver Burkeman, scrittore e giornalista britannico. Questa lettura mi ha anche fatto capire quando la gestione del tempo sia strettamente correlata al rapporto col denaro.

Cosa mi ha spinto a comprarlo?

La sua premessa: time management, ok, ma per comuni mortali!

La fase produttiva

Per molti anni sono stata una cultrice della produttività: ho testato innumerevoli metodi per efficientare al meglio gli appuntamenti in agenda e suddividere le giornate per obiettivi, oltre ad aver provato diverse applicazioni per scandire gli aspetti salienti della giornata (ci sono addirittura app che ti ricordano di bere abbastanza acqua, di rispondere alle mail, di respirare a fondo!).

A posteriori mi rendo conto che è stata una fase importante del mio percorso evolutivo e che, come tutti gli eccessi, vanno vissuti a pieno per poi essere trascesi.

Ecco, mi trovo proprio a questo punto: basta produttività, andiamo oltre!

Come sostiene l’autore del libro, infatti, ho capito che:

“Più veloci siamo e più ci è chiaro che non lo saremo mai a sufficienza”.

Se il tempo assomiglia ad nastro trasportatore inarrestabile, diventare più produttivi significa aumentare la velocità del nastro, incrementando la sensazione di ansia di fronte a liste di cose da fare sempre nuove.

La fase zen

Uno dei temi centrali del libro è proprio l’importanza di vivere nel presente.

“Quando finalmente avrà risolto questo problema, allora potrò rilassarmi e la mia vera vita avrà inizio.” 

Hai mai formulato questo pensiero? Io sì, tante volte. E nonostante il lungo lavoro su me stessa, non sono ancora del tutto fuori dal tunnel.

Mi viene in mente il film con Adam Sandler “Cambia la tua vita con un click”, che racconta di un uomo che riceve un telecomando in grado di controllare il tempo e gli eventi della sua esistenza. Inizialmente entusiasta del potere del telecomando, il protagonista si rende poi conto degli effetti nefasti che il controllo del tempo finisce per avere sugli aspetti veramente importanti della sua vita.

I problemi del non vivere nel presente 

Quando cerchiamo di sfruttare il tempo nel miglior modo possibile, efficientando ogni processo e tenendo tutto sotto controllo, finiamo per perdere il vero senso della nostra esistenza: viviamo sempre e solo in funzione di un domani che non arriva mai, posponendo indefinitamente il momento in cui potremo goderci la vita.

Gli effetti? Un senso d’ansia e frustrazione che diventa sempre più forte.

L’autore si concentra sull’analisi di questa nostra incapacità di vivere nel presente e la collega ad una causa molto interessante;

continua a leggere per scoprire di cosa si tratta!

Perché ansia e tempo sono correlati?

Noi esseri umani per definizione abbiamo un tempo limitato in questa vita: c’è un inizio ed una fine; tuttavia viviamo in una società in cui il tema della finitudine è mal digerito, motivo per cui abbiamo un brutto rapporto con l’idea di dover morire.

La tesi di fondo dell’autore è che ci buttiamo a capofitto nel tran tran quotidiano e cerchiamo distrazione nell’essere costantemente affaccendati, per dimenticare questo dato di fatto.

Ci illudiamo di essere eterni e diamo poco valore al nostro tempo, riempiendo la vita di esperienze, spesso di poco valore, per placare l’ansia esistenziale.

Quanto ti ritrovi in questa descrizione?

Io tantissimo, se penso a quei periodi della mia vita in cui ero sempre di corsa ed affaccendata.

Cos’è cambiato per me? 

Ho vissuto tre eventi molto impattanti, che hanno cambiato il mio modo di vedere la vita e il tempo:

  • Primo: ho visto morire all’improvviso una persona ancora giovane a cui volevo bene, che era un riferimento per tutti per la sua energia e positività;
  • Secondo: i lockdown, durante ai quali, come molti di noi, ho sperimentato ritmi di vita più sostenibili;
  • Terzo: i viaggi in Asia, grazie ai quali ho conosciuto una cultura completamente diversa dalla nostra.

Queste esperienze mi hanno fatto comprendere a fondo il valore della lentezza.

Ho capito che nessuna giornata può andare sprecata, per nessun motivo.

Ti confesso che questa mia convinzione purtroppo diventa spesso motivo di incomprensione con le persone che mi sono vicine, a casa e a lavoro, ma cerco di farmi condizionare il meno possibile dai giudizi esterni.

Certo, è stato un lungo lavoro!

Le pressioni sociali esogene sono molto forti, per cui se vuoi intraprendere questa strada e diventare padrone del tuo tempo, ti consiglio l’assistenza di una psicoterapeuta o di un coach.

La soluzione dell’autore?

Ora che ti ho raccontato la mia esperienza personale, torniamo al libro: l’autore sostiene che la chiave di un rapporto sereno col tempo è l’accettazione.

Se accettassimo che il tempo a nostra disposizione è molto poco, abbandoneremo finalmente l’illusione di poter fare tutto ed avremo modo di concentrarci solo sulle cose veramente importanti.

Il mese scorso ho pubblicato un articolo in cui propongo un metodo per impostare un piano di utilizzo dei soldi basato sui propri valori personali, per imparare a cosa dire di sì e a cosa dire di no. Se non l’hai ancora fatto, ti consiglio di leggerlo cliccando qui. E’ infatti molto importante adottare un metodo che ti aiuti ad evitare cose che a ben vedere sono secondarie, in modo da avere le risorse per concentrarti sui risultati che invece ritieni davvero significativi.

In quell’articolo parlavo di risorse economiche ma, a ben vedere, il concetto è assolutamente sovrapponibile con quello di tempo. Anzi, il tempo è ancora più prezioso del denaro, ma purtroppo solitamente ce ne rendiamo conto solo quando ci troviamo ad avere a che fare col tema della finitudine della vita.

Stiamo parlando di ansia, bisogno di sicurezza e di controllo.

E guarda un po’: sono proprio i temi che affronto tutti i giorni con i miei clienti quando li aiuto a gestire il rapporto con i loro soldi. Il denaro è infatti strettamente correlato al tema esistenziale della scarsità, cioè alla paura “di restare senza”: ecco perché spesso è fonte di emozioni complicate e torbide.

L’autore ci invita a renderci conto che la lotta per la sicurezza è in realtà intrinsecamente senza speranza, se la cerchiamo al di fuori di noi.

Nessuna richiesta di rassicurazione potrà mai davvero essere soddisfatta.

Nella gestione del tempo e del denaro.

Il lavoro su queste emozioni può essere solo interiore: dobbiamo fare i conti col fatto che saremo destinati a perderci gran parte delle possibilità offerte dal mondo e affrontare l’inevitabile sensazione di perdita che ne deriva.

Mi collego ad una bellissima frase che ho letto nel libro “Ricchi per la vita” di Legrenzi e Gasbarro: “E’ quando siamo disposti a perdere che vinciamo veramente”.

Veniamo adesso ad un lavoro pratico: se vuoi migliorare il tuo rapporto col tempo (e col denaro!), ti consiglio di prendere carta e penna e di metterti all’opera!!

Oliver Burkeman, autore di “Come fare per avere più tempo”, consiglia infatti 5 domande sulle quali riflettere per diventare più consapevoli.

Prima domanda

In quale ambito della vita o del lavoro ricerchi la comodità, quanto invece servirebbe essere un po’ più scomodi? 

Ovvero, in quali situazioni tendi più a chiuderti nella comfort zone e in quali invece sei più coraggioso? Ti misuri in situazioni che ti aiuteranno a crescere come persona (rendendoti più grande) o resti in circostanze che faranno avvizzire la tua anima giorno dopo giorno (rendendoti più piccolo)?

Aggiungo io: se pensi al rapporto col denaro, come ti collochi in questa scala? Eviti di investire per prevenire il rischio di perdere o sbagliare? Quanto ti ritieni intraprendente?

Seconda domanda

Aspiri a o ti giudichi secondo standard di produttività e performance impossibili da raggiungere?

Miri ad avere un controllo totale sul tuo tempo? Rimandi le decisioni ad un domani immaginario in cui credi che sarai in grado di fare tutto?

Aggiungo io: nel rapporto col denaro ti poni obiettivi raggiungibili e sostenibili? Ad esempio in termini di tasso di risparmio (risparmi troppo o troppo poco?) o di tolleranza al rischio (troppo bassa = lasci tutti i soldi sul conto corrente; troppo alta = azzardi troppo e finisci per incorrere in grosse perdite)?

Terza domanda

In quali modi devi ancora accettare il fatto che sei la persona che sei, e non quella che pensi di dover essere? 

Pensi che solo quando finalmente otterrai l’approvazione di qualcuno o qualcosa avrai diritto ad iniziare a vivere? Ricordati che ognuno ha il suo modo per dare un contributo al mondo!

Aggiungo io: quando pensi al tuo rapporto con i soldi o col tuo lavoro, cerchi di compiacere gli ideali della tua famiglia o della tua cerchia sociale?

Quarta domanda

In quali aree della tua vita ti stai trattenendo finchè non avrai la certezza di avere le idee chiare? Se aspetti di sentirti capace al 100% nel lavoro, nella famiglia, con i figli o in altri ambiti, attenzione!! Quella sensazione di padronanza totale non arriverà mai!

Aggiungo io: occhio alla “paralisi da analisi” perchè ti impedirà di iniziare ad investire e quindi ad utilizzare quei soldi per raggiungere i tuoi obiettivi di vita. Come dicevamo prima, la lotta per la sicurezza è intrinsecamente senza speranza: se aspetti di avere il controllo al 100% non inizierai mai! Adotta piuttosto la logica dei piccoli passi e clicca qui per leggere il mio articolo sulla procrastinazione.

Quinta domanda

Che cosa cambierebbe nella gestione delle tue giornate se non ti importasse così tanto di portare l’azione a compimento?

Il valore di ciò che facciamo non sta nei risultati (pensa a Gaudì che dal 1883 dedicò 40 anni della sua vita al progetto della Sagrada Familia, con la consapevolezza che non l’avrebbe mai vista realizzata!), ma nei processi che attuiamo per raggiungerli.

Aggiungo io: quando investi, impara a distaccarti dal risultato di breve periodo: guarda ai prossimi 10, 20 o meglio ancora 30 anni!

Messaggio finale

Ho provato a riformulare e riassumere le frasi conclusive dell’autore, ma ho subito capito che erano talmente significative che dovevo citarle pari pari:

“Abbandonate la speranza di sentirvi totalmente in controllo o di cercare la certezza di non sbagliare o non perdere mai. Abbandonare la speranza non ci uccide, uccide una versione di noi. E’ quella parte di noi ossessionata dal controllo e sottomessa all’ego, quella a cui importa ciò che pensano gli altri, che non vuole deludere nessuno o uscire troppo dal seminato, per non rischiare una punizione.”

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MICHELA RONA
Consulente Patrimoniale | Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking
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